Sicurezza sul lavoro, il Comitato della Regione

Avrà compiti di indirizzo e valutazione. Previsto anche un ufficio operativo che coordinerà gli organi di vigilanza e definirà modalità concrete di attuazione dei piani dei singoli territori

da Agenzia Sir


Un Comitato di coordinamento delle attività di prevenzione e vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro sull'intero territorio del Lazio è stato istituito dalla Giunta della Regione Lazio. Tra i suoi obiettivi principali, l'indirizzo e la valutazione delle attività in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro nell'intero territorio regionale. Prevista l'attivazione di un ufficio operativo che coordinerà le attività degli organi di vigilanza, individuando modalità concrete di attuazione dei piani. Il Comitato promuoverà attività di comunicazione, informazione e assistenza a imprese e lavoratori, in tema di salute e sicurezza sul lavoro, operando il necessario coordinamento tra diverse istituzioni. L'ufficio operativo invece definirà modalità concrete di attuazione dei piani operativi nei singoli territori. La stessa Giunta regionale ha approvato una delibera che fissa le modalità di finanziamento e la gestione di un fondo di solidarietà alle famiglie dei lavoratori che hanno perso la vita sul posto di lavoro. Il fondo prevede un contributo straordinario di diecimila euro per ogni lavoratore deceduto. Ne beneficeranno i familiari di lavoratori che al momento dell'infortunio mortale.

«Da sempre la nostra associazione crede che una soluzione possa venire solo se esiste un'unica regia. I controlli, la vigilanza e l'individuazione delle modalità con cui applicare la sicurezza più efficaci, possono dare risultati concreti quando c'è una condivisione dei problemi e un'azione sinergica determinata dall'impegno di ognuno». Questo il convincimento di Claudio Betti, presidente provinciale Anmil (Associazione nazionale mutilati ed invalidi sul lavoro) di Roma. Ad avviso di Betti «non va sottovalutato che il ruolo di questo Comitato di coordinamento potrà comportare un significativo risparmio in termini economici e di risorse impiegate». La sicurezza dei lavoratori «va fatta lavorando tutti insieme perché è un problema che coinvolge l'intera società: si deve cominciare dai banchi di scuola e diventare oggetto di formazione». L'applicazione degli adempimenti stabiliti per la prevenzione «spetta alle aziende e altrettanto ai lavoratori. Questo processo per la salvaguardia della vita e della salute dei lavoratori non può tenere fuori chi si occupa della vigilanza sul rispetto delle norme». Tutti questi soggetti «dovrebbero avere un obiettivo comune: veder progredire la società attraverso il mondo del lavoro senza compromessi con le disposizioni in materia di sicurezza. Invece non è automatico né scontato e lo dimostra il numero degli infortuni nel Lazio». «Iniziativa meritevole», secondo Betti, è il fondo per i familiari di lavoratori morti sul posto di lavoro, che «in quanto associazione di vittime del lavoro, sentiamo ancora più vicina». «I problemi economici delle vedove e degli orfani dei caduti sul lavoro sono davvero gravi e per questo - aggiunge - quattro anni fa, abbiamo costituito una Fondazione che gli offrisse aiuti concreti e il fondo istituito dalla Regione finalmente va in tal senso. Certo si propone di aiutare solo i familiari dei “morti che verranno”, mentre sarebbe stato più giusto consentire anche ai superstiti dei caduti di “ieri” l'ammissione alla richiesta di contributo».

«Il Comitato di coordinamento può sicuramente rivelarsi una figura utile che può anche valere come deterrente per chi non mette in pratica la normativa sulla sicurezza». Ad affermarlo è Enzo De Santis, presidente regionale Lazio del Movimento cristiano lavoratori (Mcl) secondo il quale «l'importante è che non sia un duplicato di altri organismi già esistenti e lavori seriamente senza diventare un ulteriore costo per i contribuenti». Perché «ben venga tutto quello che serve per evitare morti bianche e incidenti sul lavoro». Secondo il presidente regionale Mcl, «non bisogna inventarsi nulla, ma basterebbe semplicemente riuscire a far rispettare le leggi che abbiamo sia a livello locale che nazionale». Quello che serve non sono parole «ma buone pratiche», aggiunge De Santis. Non bisogna poi dimenticare anche «il problema della salubrità dei luoghi di lavoro, troppo spesso dimenticato» e poi eventuali conseguenze nella ricerca di appalti «sempre a minor costo, perché - afferma - non si deve fare un gioco al ribasso a scapito della sicurezza». La soluzione potrebbe essere individuata tra l'altro con «una cultura diversa da quella odierna in tema di sicurezza e di attuazione delle regole, che però non deve rimanere solo a livello propagandistico e solo quando c'è l'attenzione delle telecamere. Perché non serve un ennesimo comitato per discutere delle solite cose, ma anzi è inutile. Le organizzazioni di lavoratori e imprenditori dovrebbero entrare nel problema e non solo nel momento dell'emergenza. Bisogna prevenire e discutere in tempo di pace e non di guerra». E secondo De Santis «prevenire significa fare tavoli seri cui partecipino tutte le parti in causa per poter lavorare in modo serio per evitare che si rischi la vita per un tozzo di pane».

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