Morti sul lavoro

Sono 88 le morti sul lavoro rilevate in undici mesi a nordest: un morto ogni quattro giorni. In Veneto il maggior numero di vittime: sono 51, e la regione è seconda a livello nazionale. In Trentino Alto Adige (settimo nella lista nera nazionale) le vittime sono state 29; in Friuli Venezia-Giulia i decessi sono stati otto.

Bolzano è la provincia più colpita dal dramma a nordest e in tutto il Paese.

Quasi il 50 per cento delle vittime ha trovato la morte nei campi; due su dieci nell'edilizia. La fascia d'età più colpita è quella fra i 40 e i 49 anni. Gli stranieri sono l''11,3 per cento di tutte le vittime del lavoro.

«È un bilancio tragico, quelle delle morti bianche a nordest nel 2010: ogni quattro giorni, infatti, si è spenta una vita sul luogo di lavoro». E’ così che esordisce Mauro Rossato, oresidente dell’osservatorio Sicurezza sul lavoro di Vega Engineering di Mestre, nel presentare l’ultimo monitoraggio sulla base dei dati raccolti ed elaborati da gennaio a novembre.

Sono 88 le vittime registrate a nordest dagli esperti dell’Osservatorio; e la maggior parte si concentra in Veneto (51). Il Veneto è purtroppo anche sul podio nazionale dopo la Lombardia (dove si contano 68 vittime).

Il Trentino, invece, sebbene conti un numero inferiore di decessi (29), risulta essere primo (anche a livello nazionale) per incidenza di morti bianche calcolata sul totale della popolazione lavorativa. Il suo indice di è pari a 62,2 contro una media che nel Paese è di 25,2.
In Veneto si arriva a quota 24,2 e in Friuli Venezia Giulia a 15,7.

La provincia più colpita a nordest (e nuovamente in tutta Italia) è Bolzano con 20 morti, mentre Padova è seconda (11), terza è Vicenza (10). Seguono Treviso e Trento (9), Verona (8), Belluno (7, ed è terza a livello nazionale per incidenza sulla popolazione lavorativa dopo Bolzano), Rovigo, Venezia e Udine (3), Trieste e Pordenone (2) e Gorizia (1).

L’agricoltura continua a detenere il primato delle morti sul lavoro con il 45,5 per cento delle vittime (contro il 36,4 per cento della media nazionale).

I morti nei cantieri edili invece sono il 19,3 per cento del totale (rispetto al 27,9 per cento della media del Paese). A distanza si trovano le percentuali delle morti bianche rilevate nel commercio e delle attività artigianali (8 per cento), di trasporti, magazzinaggi e comunicazioni (5,7 per cento).

Fanno rilevare il 4,5 per cento delle vittime, poi, il settore di produzione e lavorazione dei metalli e quello delle industrie alimentari.
«Intanto, sono sempre i più esperti coloro che perdono la vita durante l’orario di lavoro», sottolinea l’ingegner Rossato. «E ciò significa che l’esperienza contribuisce ad abbassare pericolosamente i livelli di guardia».

Così la fascia d’età maggiormente coinvolta nel dramma è quella compresa tra i 40 e i 49 anni, con il 23,5 per cento delle vittime. Fortemente più a rischio di altre fasce d’età anche quella dei sessantenni (21,2 per cento delle vittime).

La caduta dall’alto, il ribaltamento di un veicolo o di un mezzo in movimento e lo schiacciamento, sono invece le cause principali di morte (rispettivamente nel 23,9 per cento, nel 22,7 per cento e nel 21,6 per cento dei casi).

Gli stranieri rappresentano l’11,3 per cento dei decessi. Le vittime rumene (22,2 per cento) e quelle albanesi (33,3 per cento) sono le più numerose tra quelle che non hanno nazionalità italiana.

Le donne che hanno perso la vita al lavoro a nordest sono 3 su 14 in tutto il Paese.
«Da esperti di sicurezza sul lavoro», conclude il presidente dell’Osservatorio, «ci auguriamo che il prossimo anno il bilancio delle morti bianche possa essere meno tragico. Anche in virtù dei contributi Inail a favore delle imprese e delle industrie che investiranno in formazione , adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale finalizzati a migliorare proprio la sicurezza nei luoghi di lavoro».

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