LE CONDIZIONI DIVERSE TRA DONNE E UOMINI NEL LAVORO E LE DISUGUAGLIANZE DI SALUTE

Vediamo in quale contesto di determinanti di salute connessi al lavoro si collocano le rispettive condizioni di donne e uomini in Italia, nel quadro degli altri paesi OECD(it.OCSE-Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico).
Abbiamo premesso come sia necessario prendere in considerazione il complesso dei determinanti di salute per considerare i possibili effetti diseguali delle misure di prevenzione e valutazione dei rischi in rapporto agli esiti di salute.
Vediamo prima di tutto il quadro della occupazione femminile che negli ultimi anni è cresciuta prevalentemente con tipologie di contratto a termine e con un tasso di stabilizzazione minore di quello maschile, mentre cresce il tasso di donne inoccupate specialmente nelle regioni del sud.
I due grafici a seguire descrivono l’andamento dell’occupazione femminile italiana tra il 1970 e il 2008 rispetto agli altri paesi OCSE.
Il tasso di occupazione femminile correlato all’età dei figli ci dice come ancora sia condizionante ai fini dell’impiego l’essere madre e come questo si ripercuota poi in uno svantaggio rispetto agli uomini nel detenere un posto di lavoro sicuro e, quindi,maggiormente tutelato.
Si veda come per le donne italiane il tasso di occupazione per le donne madri con figli resti sostanzialmente inalterato dalla nascita del figlio fino ai 15 anni di età, per fattori strutturali legati ai servizi di cura e per la difficoltà di rientro nel mercato.
Il divario tra donne e uomini (gender gap) nell’occupazione diviene così una misura di un possibile rischio aumentato per la salute delle donne, essendo lo stato di occupazione un fattore evidentemente correlato alla disponibilità di reddito autonomo,di status sociale, di empowerment, determinati fondamentali di salute.
È ormai assodato come le donne dedichino più tempo degli uomini alla cura dei figli.
Si veda, inoltre, come le modalità di utilizzo dell’orario flessibile si trasformi raramente in recupero di tempo realmente utilizzabile per sviluppare altre dimensioni della vita.
Vedasi come in Italia le diverse forme di flessibilità amica siano ancora scarsamente utilizzate.
Alla fine della vita questo tempo in più dedicato alla cura si trasforma per le donne in anni lavorati e retribuiti in meno degli uomini! Le conseguenze si vedono nei differenziali di reddito, nelle pensioni e nel più alto tasso di povertà delle donne nel corso di vita e nell’età anziana.
Consapevoli dei limiti contenuti nelle analisi che prendono in considerazione dati che non sono sempre omogenei e raffrontabili in un’Europa a 27, abbiamo scelto gli ultimi dati EUROSTAT per verificare quali fossero i trend e i fenomeni stabili e consolidati da cui avviare le nostre riflessioni “di genere”.
L’obiettivo è quello di ricavare un possibile modello di analisi dei dati territoriali relativi alla salute e sicurezza sul lavoro entro una dimensione di salute strettamente interconnessa con la qualità del lavoro.
Dallo studio EUROSTAT possiamo ricavare un quadro d’insieme che viene riconfermato negli anni e nei diversi contesti territoriali, pur con variazioni che, però, non inficiano il quadro d’insieme:
• il settore occupazionale, le mansioni, il livello d’istruzione, la condizione occupazionale sono direttamente correlati rispetto agli esiti di salute sia per gli uomini che per le donne;
• il sesso di appartenenza e l’età correlano in modo parzialmente divergente rispetto ad alcuni esiti di salute di donne e uomini.
Lo studio dei rischi nuovi ed emergenti nel mondo del lavoro è stato oggetto di attenzione negli ultimi anni.
Molte ricerche hanno monitorato e previsto le nuove tendenze degli incidenti sul lavoro, e soprattutto delle malattie professionali, ai fini di una migliore prevenzione.
Ad esempio, l’Osservatorio Europeo del Rischio ha recentemente pubblicato uno studio sui rischi nuovi ed emergenti sul lavoro nell’Unione Europea.

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