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Il modello neutro che impronta le attuali prassi standardizzate, si è fin qui dimostrato inadeguato rispetto al conseguimento dell’uniformità della tutela e, quindi, della riduzione delle diseguaglianze di salute.
Occorre, allora, sviluppare nel Sistema Salute competenze, pratiche e strumenti all’altezza delle sfide poste dal dettato normativo.
Intraprendere azioni per migliorare l’equità di genere nella salute sul lavoro è un modo diretto ed efficace per ridurre le disuguaglianze organizzative/sociali e garantire, al contempo, un uso efficiente delle risorse.
Viene proposto un modello di intervento equo-sostenibile caratterizzato da un approccio alla Salute e Sicurezza sul Lavoro sensibile al genere, funzionale alla riduzione dei costi determinati dalla mancanza di eguaglianza sostanziale nella salute,sostenuto da diverse forme e modalità di supporto alle imprese/organizzazioni che adeguano il proprio Sistema di gestione della Salute e Sicurezza e dalla promozione di ambienti facilitanti.
Infatti, anche l’impresa/organizzazione più sensibile ha necessità di operare in un contesto favorevole e di confrontarsi con il proprio sistema territoriale
e produttivo per strutturare, formalizzare e promuovere strategie e percorsi virtuosi.
Le scelte organizzative e gestionali non sono mai neutre e quando lo sono intenzionalmente rivelano inerzia culturale “si è sempre fatto così” o stereotipi “le donne in azienda sono come gli uomini”. Tali scelte possono innescare dinamiche che finiscono per causare disuguaglianze di salute oppure, intervenendo sulle politiche aziendali, possono produrre effetti indesiderati e non previsti.
Gli effetti del lavoro sulla salute possono essere diversi per donne e uomini in quanto dovuti a specificità biologiche, a differenti percezioni della salute/malattia, al contesto sociale e organizzativo. Talvolta la lettura dei dati può risultare inadeguata a descrivere la reale situazione di donne e uomini se le modalità di analisi, non fondate su indicatori adeguati dal punto di vista del genere, “nascondono” informazioni preziose.
Alcune differenze tra uomini e donne risultano essere rilevanti sia per la ricerca che per la pratica di salute e sicurezza ed esiste una letteratura scientifica che permette di sottolinearne l’evidenza.
Tali evidenze richiamano meccanismi, processi e azioni che possono essere adottati per contrastare le disuguaglianze di genere nella salute sul lavoro.
É ormai noto che donne e uomini, anche se soggetti alle medesime patologie, presentano differenti sintomi, progressioni e risposte ai trattamenti, non solo
a causa delle differenze biologiche, dei sistemi ormonale e riproduttivo, ma anche delle sfere sociali, economiche ed ambientali di appartenenza.
La ricerca delle evidenze in corso - di cui vengono qui riportati i primi risultati - ha voluto ricostruire, per prima cosa, sulla base delle pubblicazioni medico scientifiche recenti, quanto il genere sia considerato negli studi legati alla salute sul lavoro e rispondere alla seguente domanda:
«quanta e quale attenzione viene dedicata alle variabili,alle differenti tipologie di rischio ed agli esiti di salute legati al lavoro, per le donne e per gli uomini?»
Partendo da uno studio del 2003 a cura del gruppo di lavoro della European Agency for Safety and Health at Work, volto ad indagare il numero e la tipologia delle pubblicazioni scientifiche prodotte a livello internazionale in tema di salute sul lavoro e genere, si è deciso di implementare, arricchendolo, lo strumento di ricerca allora costruito.
I risultati ottenuti, hanno permesso di rappresentare un quadro descrittivo dell’interesse della comunità scientifica rispetto agli esiti di salute, per donne e uomini sul lavoro: l’ottica di genere è entrata a pieno titolo negli studi scientifici e tuttavia, l’attenzione al genere maschile o ancor più al neutro universale, continua a prevalere mentre il genere femminile rimane sotto-indagato.
Un certo numero di ricercatori ha sottolineato che poco si sa sui determinanti della salute sul lavoro sia nelle donne che negli uomini. Si tratta, ancora, di considerare aspetti concettuali nel trattamento del sesso e genere dei soggetti coinvolti negli studi.
Osserviamo che le donne sono state oggetto di indagine di relativamente pochi studi di medicina del lavoro nel campo delle scienze biomediche e naturali e che gli studi si sono concentrati sulle professioni sanitarie e sui fattori di stress psicosociale, con un deficit in studi tossicologici e fisiologici.
Partendo dal concetto di disuguaglianza di genere, l’Unione Europea si sta orientando,verso politiche che affrontino le disuguaglianze multiple. Per mettere in relazione gruppi specifici di disuguaglianze (classe, razza/etnia, genere, età), ha assunto l’approccio dell’intersectionality che si coniuga con l’approccio basato sui determinanti di salute, attraverso il riconoscimento di molteplici fattori dinamici che influenzano la salute degli individui, realizzando in tal modo l’inclusione di persone/problemi/bisogni precedentemente ignorati ed esclusi dalla valutazione dei rischi.
Cruciale è il passaggio dall’impostazione metodologica agli strumenti e dalla ricerca all’azione pratica.
La prima necessità è quella di individuare strade realmente percorribili e coerenti con gli assunti iniziali. Questo per garantire la effettiva sostenibilità
di un modello di azione dotato di strumenti e di modalità pratiche di misurazione della situazione di partenza e dei diversi step evolutivi, in termini di capacità di adeguamento del Sistema di salute e sicurezza di un’impresa/organizzazione ad una prospettiva di genere.
Un Sistema SSL che evolve in termini di capacità di produrre salute e ridurre i rischi per donne e uomini, tenendo conto delle loro peculiarità anche di genere, non può che essere “misurato” attraverso una gamma di parametri essenziali e significativi.
Le tre dimensioni individuate per rappresentare la modalità più idonea di affrontare la Salute aziendale/organizzativa sono: efficacia, appropriatezza ed equità.
Esse sono definibili attraverso dati oggettivi (numeri, statistiche ed altre tipologie di evidenze delle azioni intraprese e relative conseguenze, risultati quantificabili e confrontabili).
Il modello di self-auditing aziendale/organizzativo proposto, sostiene un approccio di genere alla salute e sicurezza come un modo per migliorare la prevenzione sia per le donne che per gli uomini e fare in modo che tutti siano uniformemente protetti.
Le aziende/organizzazioni che decideranno di utilizzare in auto-somministrazione gli strumenti finalizzati al self-auditing potranno verificare, prima di tutto, se vengono soddisfatti i requisiti minimi di adeguatezza all’approccio di Salute e Sicurezza sensibile al genere.
Tali requisiti minimi riguardano, prima di tutto, l’assenza di condizioni che possano produrre effetti (pur anche non previsti) di discriminazione e di mancanza di equità su base di genere.
Quelle organizzazioni che avranno soddisfatto tali requisiti minimi, potranno ottenere un posizionamento che è rappresentato da diversi livelli e differenti gradi di aderenza ai valori dell’Indice per l’“Auditing di Efficacia, Appropriatezza ed Equità di Genere del Sistema SSL aziendale/organizzativo”(EAGE Index©).
La valutazione dei rischi che tenga conto delle differenze di genere (sia in termini di variabili peculiari attribuibili ad un genere che in termini di posizioni relative di donne e uomini rispetto ad un determinato fattore) rispecchia le peculiari caratteristiche(biologiche, sociali e culturali) maschili e femminili nella loro interazione con l’organizzazione e le caratteristiche dell’attività lavorativa: tali differenze sono sottolineate sia per i rischi più tradizionali (chimici, biologici, fisici, ergonomici), che per i rischi di carattere organizzativo e psicosociale. Necessario è quindi dotarsi della più adeguata strumentazione per la valutazione dei rischi per la salute e sicurezza sul lavoro in ottica di genere (DVR-G©) senza creare aggravi alle aziende, ma anzi ottimizzando i processi in essere e valorizzando gli sforzi compiuti, con il risultato di una riduzione dei costi.
Leggere i dati, analizzarli, produrre statistiche in ottica di genere è un obiettivo per tutte le principali agenzie internazionali. La stessa Unione Europea si è data questo obiettivo in modo stringente, invitando tutti gli Stati membri a prendere iniziative al riguardo:
“La CE dovrebbe incoraggiare gli Stati membri a continuare a raccogliere informazioni statistiche sulle disuguaglianze di salute connesse al genere e a sviluppare lo scambio di politiche e pratiche efficienti”.
Uno dei problemi più rilevanti a tale proposito, è che le diverse banche dati che concorrono a fornire i dati e le inform
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azioni sono costruite e alimentate con scopi diversi
- prevalentemente di natura amministrativa - non sono tra loro omogenee e non sempre i dati estraibili, in modo disaggregato per donne e uomini, hanno le caratteristiche idonee per analisi coerenti con il modello dell’intersectionality precedentemente illustrato.
Ne consegue una difficoltà intrinseca nel realizzare un tipo di analisi di genere ove diverse variabili possano intersecarsi, restituendo un tipo di conoscenza che permetta di definire se esistano e quali siano i fenomeni più rilevanti per la salute di donne e uomini, se esistano gap U/D, se nuovi fenomeni emergenti debbano essere presi in considerazione.
Certamente l’analisi degli esiti di salute ex post - ovvero i dati relativi ad infortuni e malattie professionali analizzati dal gruppo di lavoro -restituisce solo una parte del quadro conoscitivo ed assume corpo e significato maggiori collocata entro lo sfondo di un’analisi di genere del mercato del lavoro.
Sarà quindi importante mettere in relazione, nell’ambito di un modello sostenibile, i dati riguardanti i fenomeni “predittivi”, ovvero connessi ai determinanti di salute entro una dimensione territoriale data, i dati epidemiologici e quelli inerenti gli infortuni e le malattie professionali.
Potranno anche essere prese in considerazione, di volta in volta, fonti diverse, alcune delle quali tradizionalmente afferenti alle politiche di pari
opportunità e non discriminazione (es. Il rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile nelle aziende con più di 100 dipendenti, afferente alla Consigliera Regionale di Parità).
Questa fase di ricerca offre un primo livello di analisi tale da poter, successivamente costruire ipotesi di ricerca e approfondimenti, anche di carattere qualitativo, da sviluppare nel futuro e progettare indicatori per analizzare lo stato di salute territoriale sul lavoro e un relativo modello di statistiche in ottica di genere.
Nei vari capitoli dedicati all’approfondimento normativo, vengono affrontate le attuali tematiche relative alla sicurezza e salute della lavoratrice, unitamente e senza prescindere da una preliminare analisi del “diritto antidiscriminatorio” uomo - donna.
Le differenze di genere, per i diversi ruoli sociali rivestiti da donne e uomini, si ripercuotono sulle condizioni di lavoro e sui rischi ai quali le donne medesime sono esposte.
Vale la pena, prima di entrare nella lettura dei testi, non dare per scontato che il concetto di genere qui utilizzato sia sufficientemente conosciuto in modo condiviso.
Il genere (gender), infatti, rappresenta una costruzione culturale, un concetto - rappresentazione di comportamenti che a partire dalla dimensione biologica danno vita allo status di uomo/donna, ed è opportuno sottolineare come sesso e genere non siano due dimensioni contrapposte, ma piuttosto interdipendenti. Il genere è un costrutto culturale e si modica quotidianamente attraverso una serie di interazioni che tendono a definire le differenze tra uomini e donne. Il genere, quindi, è un carattere appreso e non innato.
Il rapporto tra sesso e genere varia secondo l’epoca e la cultura come i concetti di mascolinità e femminilità, concetti dinamici da storicizzare e contestualizzare.

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