Rapporto Issa: le spese per la prevenzione rendono bene

Per ogni euro investito nella prevenzione,ogni anno e per ciascun dipendente, le imprese possono puntare su un ritorno economico potenziale di 2,2 euro.
Gli investimenti nel settore della sicurezza e della salute procurano, dunque, vantaggi diretti:
lo documentano le conclusioni di uno studio internazionale avviato nel 2010,e recentemente pubblicato, dall’International Social Security Association(Issa), dalla tedesca Dguv e dalla cassa d’assicurazione Bg Etem.
Il tema del lavoro è proprio incentrato sul “Calcolo delle prestazioni di prevenzione a livello internazionale per le imprese:
costi e benefici degli investimenti in sicurezza e della salute”.
Il risultato della ricerca conferma che le imprese sono economicamente interessate a investire nella prevenzione.
Gli autori dello studio hanno messo a punto un indicatore di performance, il Rop (rendimento della prevenzione), per misurare gli effetti microeconomici degli investimenti considerati e poter elaborare un’analisi dei costi rapportati ai benefici.
Il totale degli investimenti annui per la prevenzione, per ciascun lavoratore è stato definito in 1.334 euro;
i benefici – secondo le conclusioni dello studio Issa – ammontano a 2.940 euro: un rapporto di 1 a 2,2.
Nel dettaglio, la voce più cospicua dal lato dei costi è quella relativa all’organizzazione (293 euro pro capite all’anno),seguita dalle consulenze sulle tecnologie della sicurezza e il sostegno medico fornito dall’impresa (278 euro),e da altri “costi di investimento” (274euro) che si sommano ai “costi iniziali” (123 euro).
Ma è stato anche calcolato che il vantaggio economico dell’investimento relativo a queste ultime due voci è pari a un valore aggiunto di 632 euro, risultante dal miglioramento dell’immagine dell’impresa.
Così come davanti ai costi organizzativi si affaccia un valore aggiunto di 254 euro derivante dalle innovazioni di prodotto e dalla seconda voce di spesa derivano economie risultanti dalla prevenzione e una riduzione delle perdite di tempo pari a milione di lavoratori, con un minimo di 10 e un massimo di 40 imprese.
Il totale del campione ha visto in campo 300 compagnie di 15 Paesi: Australia, Austria,Azerbaidjan, Canada,Repubblica Ceca, Germania, Hong Kong, Romania,Federazione Russa, Singapore, Svezia,Svizzera, Turchia, Stati Uniti d’America, Viet Nam.
L’equipe del progetto era formata da esponenti degli istituti committenti, compreso il segretario generale dell’Issa, Hans-Horst Konkolewsky.
Ai partecipanti al sondaggio è stata chiesta una valutazione dell’impatto della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro in otto distinti rami d’attività.
Non è sorprendente, secondo gli autori dello studio, che coloro che hanno risposto hanno stimato che la sicurezza abbia un impatto mediamente positivo.
Più significativo è lo scarto tra le valutazioni per singoli comparti:
la prevenzione è giudicata particolarmente positiva nei rami d’attività in cui la preoccupazione sui rischi è tradizionalmente presente:
nella produzione,nei trasporti, nell’attività di magazzino.
Meno marcato l’impatto nel marketing o nelle attività di ricerca e sviluppo.
Gli effetti diretti della prevenzione sono, naturalmente, più visibili e pronunciati in termini di riduzione e consapevolezza stessa dei rischi, nonché di diminuzione dei comportamenti pericolosi e degli incidenti.
Gli effetti indiretti, invece, come emerge dalle risposte al sondaggio, sono attinenti principalmente al miglioramento dell’immagine della società e al rafforzamento della cultura d’impresa.
La metà delle aziende coinvolte stima che un aumento degli investimenti in materia di sicurezza e di salute nei luoghi di lavoro farebbe diminuire i costi sul lungo termine.
Dal sondaggio emergono, inoltre, le principali tipologie di vantaggio derivanti dalle iniziative per la prevenzione dei rischi e la sicurezza.
Le imprese hanno considerato che l’effetto è notevole per quel che concerne il miglioramento della motivazione e la soddisfazione dei dipendenti (21%),nonché il miglioramento dell’immagine dell’impresa stessa (21%). Alta anche la percentuale (19%) di chi segnala la prevenzione delle perturbazioni nel ciclo produttivo.
Altre considerazioni degli autori dello studio riguardano la tipologia delle aziende e la loro localizzazione.
Le compagnie asiatiche tendono a stimare in modo più importante l’impatto e gli effetti della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro rispetto alle società europee e nordamericane.
Questa constatazione vale egualmente per il loro apprezzamento sulle pratiche relative alla sicurezza.
In secondo luogo, le grandi imprese sono generalmente più convinte rispetto alle piccole dell’impatto e degli effetti della sicurezza e della salute sul lavoro e sull’impresa stessa.
Esiste poi una correlazione positiva tra la valutazione degli effetti della sicurezza per lavoratori e azienda, da una parte, e l’efficienza in materia di mercato del lavoro, dall’altra.
Infine, nelle compagnie dell’Asia si riscontra la tendenza a dichiarare che investimenti aggiuntivi in materia di sicurezza e salute fanno aumentare oppure fanno diminuire i costi d’impresa,mentre quelle europee e nordamericane stimano che i costi restino costanti, oppure diminuiscano.
La sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro sono diritti sanciti anche sotto il profilo legale: è un dovere per gli imprenditori assicurarli ai lavoratori,ma essi costituiscono certamente anche fattori di riuscita e competitività per le stesse imprese.
“Tenuto conto dei risultati di questo studio – si legge nelle conclusioni del report – e dell’attenzione crescente nel mondo sui temi della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro, questo messaggio merita di essere diffuso nel modo più largo a livello internazionale”.

Commenti