TECNICHE DI COMUNICAZIONE

PROMOZIONE DELLA  SALUTE  E DELLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
TECNICHE DI COMUNICAZIONE, VOLTE ALL’INFORMAZIONE E ALLA FORMAZIONE  DEI LAVORATORI IN TEMA DI PROMOZIONE DELLA  SALUTE  E DELLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
La comunicazione assume un valore fondamentale e interviene in qualsiasi ambito aziendale, ed in particolare in riferimento alle tematiche in materia di tutela della salute dei lavoratori e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Essa contribuisce in maniera forte e determinante al processo di attuazione delle misure atte a garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di salute e sicurezza e, quindi, al miglioramento delle condizioni di lavoro attraverso forme di tutela efficienti e sempre più sicure.
Tecnicamente il processo di comunicazione è schematizzabile come un “sistema” che consente la trasmissione di una informazione: nella comunicazione infatti c’è sempre un “mittente”, che è l’elemento da cui parte l’informazione; da tale fonte viene inviato un “messaggio” ad un “destinatario” (ricevente) attraverso uno “strumento” (mezzo di trasmissione) all’interno di un “contesto” (ambiente, ambito o argomento) tramite un “contatto” (interlocutori o tecnologie) e grazie ad un “codice” (linguaggio).
L’obiettivo del processo comunicativo è quello per cui l’informazione che parte dal mittente arrivi al destinatario in tutta la sua interezza e significato, in modo da garantirne completezza ed efficacia.
Poiché inoltre tale metodica sulla comunicazione dell’informazione coinvolge la presenza di “operatori umani”, cioè di persone, che, con la propria esperienza e con il proprio bagaglio culturale, possono tanto favorirne la trasmissione, consentendo che l’informazione arrivi al destinatario esattamente nella forma e nei contenuti articolati dal mittente, tanto costituire elemento di “disturbo”, appesantendola, in maniera a volte anche involontaria o inconsapevole, di distorsioni concettuali nel significato, o comunque modificandone il senso, dando così luogo a concetti diversi e inesatti.
Appare pertanto evidente che il “sistema” menzionato prima risulta tanto più efficiente quanto più tutti i soggetti coinvolti siano capaci di usare le stesse tecniche e soprattutto lo stesso “linguaggio”.
Il “sistema” comunicativo si compone infatti di elementi in “input”, cioè di ingresso (ciò che si vuole comunicare), elementi di elaborazione (relativi alla fase di “trasmissione” dell’informazione, cioè relativi alla comunicazione vera e propria), e di elementi di “output”, cioè di uscita, relativi cioè a quello che si è ricevuto.
Inoltre, a riscontro e in risposta a ciò che si è ricevuto, il processo comunicativo prevede anche il cosiddetto feedback di ritorno.
Il feedback è l’informazione di ritorno che il destinatario re-invia all’emittente.
L’importanza di un’efficace comunicazione interna all’azienda con riferimento agli obblighi formativi e informativi dei lavoratori diventa un elemento di assoluta priorità, soprattutto per favorire la prevenzione degli incidenti nel mondo del lavoro.
Il processo comunicativo pertanto si compie attraverso tecniche, modelli, metodi, etc. che devono garantirne l’efficacia in termini di informazione trasmessa, considerando tutte le possibili difficoltà che possono scaturire da fattori etnici, culturali, sociali, etc.
Come detto, per favorire la prevenzione, nel mondo del lavoro è importante che la comunicazione, intesa come il passaggio di informazioni tra più persone, sia efficace.
In particolare tale aspetto coinvolge i principali “attori” del “sistema sicurezza”, datore di lavoro, RSPP, RLS, medico competente, dirigenti, preposti, addetti, etc. per i quali la capacità di comunicare con il lavoratore è fondamentale per una adeguata gestione della vigilanza e della formazione-informazione in ambito aziendale.
Il processo che riguarda una comunicazione efficace viene complicato da diversi fattori che devono debitamente tenuti in conto in quelli che sono i contesti culturali di riferimento di coloro che interloquiscono, tra cui anche le differenze fra i sessi e gli orientamenti sessuali, le diverse religioni, gli orientamenti ideologici e politici, vale a dire tutti quegli elementi variabili che possono creare incomprensioni, diffidenze, zone d’ombra, incapacità di intenti, e, quindi, situazioni di “incomunicabilità”.
Inoltre è da considerare che oggi l’individuo è continuamente sottoposto ad un intenso bombardamento comunicativo da parte dei mass-media, che oltre a varie funzioni specifiche, stimola in maniera massiccia la percezione immediata, ma a volte, superficiale dell’informazione, sostituendo la riflessione basata sul linguaggio e il testo,  su forme di cultura basate sulla forza delle immagini.
La molteplicità degli individui che intervengono in un processo comunicativo, basata semplicemente sul fatto che si tratta di persone diverse, comporta che le stesse informazioni possono essere recepite in maniere differenti, a causa della varietà dei modi con cui vengono selezionati, interpretati e memorizzati i concetti e i significati dell’informazione ricevuta, varietà su cui incidono fattori decisivi ma difficilmente ponderabili quali il contesto ambientale, le aspettative personali, gli atteggiamenti e le personalità individuali.
Dal punto di vista scientifico e psicologico sono stati elaborati numerosi modelli comunicativi, da quelli che mettono in risalto la necessità della risposta da parte del ricevente, ovvero del feedback, a quelli che sottolineano l’importanza del vissuto e dell’esperienza riguardanti ciascun interlocutore, a quelli relativi alla dimensione dei contesti, vale a dire alla “pressione ambientale”, che facendo da contorno e fungendo da “involucro” dell’atto comunicativo, può introdurre caratteristiche perturbanti o divagatorie rispetto al raggiungimento di un obiettivo comunicativo diretto e preciso.
Molti studiosi inoltre pongono l’accento su fattori non verbali, e che quindi non riguardano il “parlato”, la semplice comunicazione “orale”, quali la postura, i gesti, la mimica che possono dare un senso diverso e delle sfumature inattese ai significati  e ai concetti espressi verbalmente.
Indipendentemente dalle varie problematiche che riguardano il processo comunicativo, una posizione che accomuna tutti i modelli è quella di perseguire un punto di “equilibrio”, un momento cioè in cui ci sia un’effettiva parità fra mittente e ricevente, senza far apparire aspetti didascalici e di “bullismo comunicativo”, a livello di autorità e superiorità, ma far si che il rapporto tra emanatore dell’informazione e ricevente sia posto in termini di simmetria e semplicità, evidenziando, sulle tematiche esposte, elementi quali l’importanza, l’attenzione, il coinvolgimento, la consapevolezza, la conoscenza, la competenza e la capacità di agire, cioè tutti aspetti che in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro trovano poi applicazione in quelle che sono le attitudini e i comportamenti del lavoratore, alla luce del fatto che un lavoratore attento e appositamente informato e formato, costituisce una ulteriore  garanzia per la salvaguardia della propria ed altrui incolumità.
Inoltre tutti i modelli comunicativi prevedono che l’informazione trasmessa sia chiara, precisa, non ambigua, adeguata al destinatario, resa semplice (cioè non contorta ed eccessivamente complessa ed articolata), trasparente, comprensibile, legittimata e opportuna.
Costruire un sistema interno di informazione e comunicazione costituisce pertanto un importante aspetto gestionale per ogni struttura organizzativa, alla luce di quelli che sono gli obblighi formativi e informativi di ogni azienda in merito alla comunicazione della sicurezza (con riferimento all’informazione/ formazione dei lavoratori, come stabilito nel D. Lgs. 81/2008).

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