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Per migliorare la sicurezza sul lavoro occorre puntare sempre più ad una ''prevenzione a 360 gradi, che partendo dai luoghi di lavoro si colleghi al territorio e guardi alla salute dell'individuo in senso generale''. E' quanto sottolinea il vice presidente della Società italiana di medicina del lavoro e igiene industriale Lucia Isolani, che per il futuro della professione di medico competente immagina una sorta di consulente globale dell'azienda, capace di semplificare e risolvere le questioni legate alla prevenzione.

''Il medico del lavoro nell'attuale normativa per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori -spiega all'Adnkronos- ha acquisito un ruolo sempre più importante nella prevenzione nei luoghi di lavoro guardando il lavoratore non più e non solo come tale, bensì innanzitutto come persona, di cui tutelare in genere la salute indipendentemente dall'esposizione lavorativa''.

''Siamo in presenza -sottolinea- di una sovrapposizione delle malattie generali della popolazione e delle malattie correlate al lavoro. Occorre quindi un approccio di responsabilità sociale che metta la prevenzione al centro. Attualmente nelle aziende la prevenzione viene fatta ma occorre migliorarne la qualità. Un obiettivo non facile se si tiene conto che stiamo attraversando un momento molto delicato per le imprese che sono in crisi economica''. Per il vice presidente della Società di medicina del lavoro ''occorre concentrare gli sforzi su cose concrete ancorate al territorio. Non ci si può -spiega- permettere di puntare su iniziative costose ma di dubbia efficacia''.

Isolani critica poi l'eccesso di burocrazia che ''finisce per aggravare il lavoro a discapito del risultato''. ''Il sistema -spiega- è ancora attualmente zavorrato da una serie di adempimenti buorocratici che gravano sul datore di lavoro, sui suoi consulenti e anche sul lavoratore. Spesso l'eccesso di burocrazia produce molta carta, molte procedure e pochi risultati concreti. Per le piccole imprese che attraversano un periodo di crisi è complicato seguire una normativa che a volte impone percorsi e adempimenti burocratici impegnativi''.

Il legislatore, conclude Isolani, ''chiede cose giuste, ma a volte troppo avanti rispetto alla realtà quotidiana con cui abbiamo a che fare, tenuto conto dell'attuale situazione economico-sociale. Tanto per fare un esempio il tema dello stress correlato al lavoro è senza dubbio interessante ma difficile da affrontare concretamente in una fase in cui le problematiche sono ben altre e certamente non attengono a questo fattore di rischio''.

''Sarebbe più opportuno -conclude- individuare le priorità ed affrontarle gradualmente, impiegare un criterio qualitativo piuttosto che quantitativo. In altre parole sarebbe importante ricordarsi che la prevenzione è animata da principi linerari, graduali e concatenati che richiedono cambiamenti prima ancora che tecnici culturali'.

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