Morti bianche, sferzata del pg

Chiarissimo Procuratore Generale, S.E. Beniamino Deidda, ho letto il suo intervento sul quotidiano «La Repubblica» «Morti bianche, sferzata del pg» che altro non mi appare se non il suo ennesimo accorato appello (più che strigliata) a fare anche più del possibile, affinchè vi sia risposta efficace, preventiva, repressiva e risarcitoria in ordine dal terribile problema degli infortuni sul lavoro, delle malattie professionali,e, in positivo per la tutela preventiva della salute e del bene vita della persona che lavora.

Chi la conosce da vicino, chi ha avuto modo, come il sottoscritto di lavorare con Lei e che beneficia della Sua amicizia sul piano umano, chi l’ha avuta come maestro, apprezza che il suo ennesimo richiamo non è altroche l’invito accorato a tutti i preposti al settore a non abbassare la guardia, per la produzione di uno sforzo ulteriore, un buttare il cuore oltre l’ostacolo.

In ogni caso, è bene accetta anche la sferzata. Salutare per il fine che occupa. Del resto Lei ha speso e spende enormi energie per dare contenuto ad un ‘semplice’ principio: “Un solo lavoratore leso, ammalato, morto sul cantiere, in fabbrica, per ragioni di lavoro è troppo ed intollerabile!’ ‘Non si può morire di lavoro; nè pregiudicare il bene salute’.

Eppure qui affrontando le vicende del comprensorio pratese e le sue marcate peculiarità - l’apparato prevenzione demandato alla Usl 4 Pisll di Prato ed alla Usl 10 Uf. Pisll di Setso Fiorentino ed il sistema giustizia del tribunale e della Procura di Prato è caratterizzato da una realtà concreta così incredibilmente e cronicamente depauperata che, al Suo interpello non può che rispondere, sferzata o non sferzata che sia, come segue.

Dieci giudici su 17 (in pianta organica, da decenni inadeguata) sono stati trasferiti ad altre sedi
. I nuovi magistrati qui pervenuti nel frattempo (in un vuoto desolante di domande ordinarie, che parla da solo) sono stati demandati, in maggioranza, al settore vicile, per opzione del presidente del tribunale, e in quanto Mot cioè magistrati di primo incarico, per disposizioni normative, ad incarichi eccentrici al settore che qui interessa.

Due sostituti procuratori (su 7, in pianta organica, da decenni inadeguata) saranno trasferiti a settembre/ottobre. Vi sono oltre 1500 fascicoli ‘pronti’ per reati vari di fatto fermi  per carenze indescrivibili di risorse del personale amministrativo, demandato aglia dempimenti preparatori e definitivi; ed un numero, pari ad alcune centinaia, ove la data richiesta per la prima udienza, non viene inoltrata perchè andrebbe fissata a distanze temporali siderali, fine 2012 ed oltre, ingolfando un già asfittico sistema delle notifiche.

Chi scrive ha circa 400 procedimenti (su oltre 2000 fascicoli iscritti e pendenti assegnatigli) con avviso di conclusione indagini, in attesa di numerazione, indicizzazione, formalità varie, ancora da spedire per la notifica. L’ufficio gip-gup - così importante per tuttoils ettore penale e con particolare riferimenti per le lesioni e i decessi sul lavoro (sequestri preventivi, perizie con incidenti probatori, rinvii a giudizio, definizione con rito abbreviato o patteggiamento) versa in stato di prossima (sostanziale ) ‘chiusura’ (espressione questa che ha poco di provocatorio): una collega sarà trasferita in autunno a Firenze; l’altra, titolare delle funzioni, in avanzata gravidanza, è da pochi giorni in astensione obbligatoria per alcuni mesi.

Si attende l’arrivo di due magistrati per trasferimento ordinario, uno dei quali (pare) sarà ivi demandato, oltre al sistema di rotazione settimale di altri giudici; costituirà una unità sulle tre previste e da tempo in servizio. Ed ancora, la polizia giudiziaria specializzata ‘prevenzione ed inchieste lavoro’ delle Asl territoriale (4 di Prato), è rinnovata in tutte le figure apicali, ad eccezione dello straordinario dirigente, ingegner Aldreo Zallocco (vero motore propulsivo e trainante del settore); non integrati da alcuna quota dei previsti 300 ispettori per l’ufficio del lavoro.

Malgrado ciò, tale forza di PG espleta un servizio preventivo, di controllo e di investigazione in senso stretto, più che adeguato, grazie all’alta professionalità e dedizione dei suoi (pochi) preposti e vanta statistiche tutto sommato positive (numero di decessi/ malattie e lesioni) inferiori e se rapportate anche ad altre realtà sociali meno industrializzate.

Usufruisce ancora di una forza propulsiva ed organizzativa, di stimolo e confronto, che Ella, unitamente al collega Belsito, ebbe a garantire. Non lavora, dunque, ‘di inerzia’ , ma - quale esigua suqadra (circa 20 addetti) per un contesto provinciale ove aziende, cantieri, fabbriche sono centinaia - ha cessato (o ridotto ai minimi termini) di avere quel quotidiano e assiduo contatto con la Procura, dal 2006, in quanto i due - talvolta tre - Pm di specializzazione, sono sempre più oberati da una mola di impegni in tutti i campi ‘criminali’, non descrivibile e non sostenibile.

Insomma, eccellenza, la comunità pratese ha necessità enormi per le sue peculiarità economiche ed industriali, per la sua filiera articolata, per la sua crisi economica, essa tra le prime città d’Italia centrale e settemntrionale; per la presenza di etnie straniere la cui integrazione è oltremodo auspicata - sebbene non da tutti - quanto molto difficile. Dovrebbe, dunque, conseguentemente, poter contare su organici in tutti settori citati e perle forze di Ps che operano sul territorio (almeno ) doppi di quelli attuali (qui mi riferisco ai soli dati tabellari); ciò, altro non significherebbe che portarla in linea con Lucca, Livorno, Bergamo, Verona, Trento e quante altre realtà omologhe (anche solo per difetto) per poter dare concreto seguito al Suo richiamo.

Magistrati, personale amministrativo, sezioni di Pg, forze territoriali (l’Arma CC ha trasferito di recente alcuni suoi dirigenti investigativi, a titolo sperimentale, proprio qui), costituiscono un complesso di risorse, oggi e da decenni, adeguato al più ad un circondario di 50-80mila anime, senza problematiche patologiche o di prevenzione, particolari o specifiche, come quell che qui interessano.

Non aveva particolare utilità farLe tale stato delle cose e questi numeri, approfondire statistiche parlare di clusters, o di flussi dei fascicoli, che Lei ben conosce; e per ciò solo mi scuso. Sento tuttavia il dovere di dirLe: ‘.... Eccellenza, Lei è l’unico, tra le autorità preposte, a potere concretamente dare a questa città, dimenticata dagli uomini, ciò di cui ha bisogno, ciò che le spetta, ciò che merita».

Sergio Affronte, sostituto procuratore

Lanazione.it

Commenti

INFOTEL ha detto…
Tragico bilancio delle morti bianche alla fine del primo semestre a Nordest: sono 35 le persone che hanno perso la vita al lavoro. Nel solo mese di giugno in Triveneto sono deceduti 11 lavoratori. E' quanto emerge dall'analisi dell'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering.

Il Veneto a fine giugno ha fatto registrare 21 vittime, seguito dal Trentino Alto Adige (8) e dal Friuli Venezia Giulia (6). In testa il settore agricolo con il 42,9% dei casi. Il giorno piu' 'nero' il giovedi'.
INFOTEL ha detto…
torico traguardo raggiunto dopo il calo record del 2009: nel 2010, per la prima volta dal dopoguerra, le morti bianche sono scese sotto soglia mille. Nell’arco dell’anno i morti sul lavoro sono stati 980, un calo del 6,9%, rispetto ai 1053 morti del 2009. Anche gli infortuni sono calati a 775 mila rispetto ai 790 del 2009 (-1,9%). E’ questo il rapporto annuale presentato oggi alla Camera dall’Inail (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni Lavoro).
INFOTEL ha detto…
L’istituto però evidenzia che il calo degli infortuni e dei decessi riguarda solo la popolazione maschile: per le donne infatti i casi sono in aumento.

Tra la popolazione attiva maschile , lo scorso anno si è registrato un calo complessivo degli infortuni pari al 2,9% (da oltre 545 mila a 529 mila) rispetto al 2009 e dell’8,2% per i casi mortali (da 981 a 901).

In leggera crescita invece gli infortuni per le donne: circa un migliaio in più (+0,40% rispetto al 2009, da 224 mila a 245 mila) e 7 vittime lavoratrici in più (da 72 a 79), con un incremento sul 2009 del 9,7%.

Il rapporto comunque sottolinea che le donne rappresentano il circa 40% degli occupati e che la quota degli infortuni femminili rispetto al totale è del 32% e dell’8% per i casi mortali: emerge dunque che il lavoro femminile risulta sicuramente meno rischioso.

Risultano invece in aumento, del 0,8%, gli infortuni per i lavoratori stranieri (dai 119.240 infortuni del 2009 ai 120.135 del 2010). All’incremento ha contribuito in maniera significativa la componente femminile (+6,8% gli incidenti contro il -1,2% degli uomini). Questa circostanza è legata al continuo aumento di colf e badanti straniere che lavorano nel nostro Paese.
INFOTEL ha detto…
Migliora la situazione per i casi mortali, che nel complesso tra gli stranieri continuano a diminuire (dai 144 del 2009 ai 138 del 2010, -4,2%): -9,7% i decessi tra gli uomini (da 134 a 121), +70% per le donne (da 10 a 17).

Il settore delle Costruzioni è quello più colpito: copre il 12,5% del complesso delle denunce (poco più di 15mila) e detiene il primato anche nel numero dei decessi (32), se pur in diminuzione rispetto al 2009 (45).

Marco Fabio Sartori, presidente dell’Inail, ha dichiarato che la diminuzione delle morti bianche è un fatto di “straordinaria rilevanza”.

“Dopo il calo record di infortuni del 2009- ha detto il presidente- in parte dovuti agli effetti della difficile congiuntura economica , il 2010 ha registrato un’ulteriore contrazione di di 15.000 denunce (per un totale di 775.000 complessive) a conferma del miglioramento ormai strutturale dell’andamento infortunistico in Italia. Solo dieci anni fa gli infortuni erano oltre 1 milione e ben 1.452 i casi mortali”.

Sartori ha poi sottolineato l’importanza della nascita del “Polo della salute e della sicurezza” con l’approvazione della legge n. 122 del 30 luglio 2010, con la conseguente incorporazione dell’Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro) e dell’Ipsema (Istituto di previdenza per il settore marittimo).

Nel rapporto annuale Inail si legge:

“Il positivo risultato del 2010 non era scontato , sia perché il calo infortunistico 2008-2009 (-9,7%) si presentava come la riduzione più alta dell’ultimo quindicennio, sia perché un terzo circa della diminuzione complessiva era dovuta alla grave crisi economica e occupazionale che colpiva l’Italia e il mondo intero”.
INFOTEL ha detto…
alano notevolmente gli infortuni sul lavoro e le “morti bianche” in Umbria, come nel resto d’Italia. A renderlo noto è l’Inail che ha presentato oggi a Roma il Rapporto annuale 2010. Nel cuore verde d'Italia la riduzione degli infortuni si attesta sul 2.7%, si è infatti passati da 15.291 casi a 14.872, mentre per quanto riguarda gli incedenti mortali è stato registrato un meno 5.9%, da 17 casi a 16. Il direttore dell’Inail Umbria, Tullio Gualtieri, ha sottolineato che la riduzione di infortuni sul lavoro è ancora più significativa se si tiene conto che nel corso del 2010 si è interrotta la drastica caduta dei livelli occupazionali che aveva invece caratterizzato il 2009 e che, secondo le stime dell'Istituto, aveva inciso per circa 1/3 sulla riduzione degli infortuni.
INFOTEL ha detto…
Continua inesorabilmente ad appesantirsi l’epigrafe delle morti bianche nel nostro Paese. Tant’è che nei primi sei mesi dell’anno a perdere la vita nei luoghi di lavoro sono state 255 persone.

Così nonostante i cali occupazionali nonostante la crisi economica, il bilancio si aggrava e soprattutto nel mese di giugno con 52 vittime. Ben al di sopra della media mensile registrata dall’inizio dell’anno (pari a 43 decessi). Rispetto al primo semestre del 2010 poi l’incremento è pari al 17 per cento (lo scorso anno a fine giugno i morti sul lavoro erano 218).

Questa la drammatica realtà raccontata attraverso i numeri dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering di Mestre che da oltre due decenni lavora nel settore della sicurezza nei luoghi di lavoro. Un monitoraggio quotidiano quello di Vega Engineering che consente un’immediata istantanea sull’emergenza.

E la Lombardia continua a mantenere lo sconfortante primato per numero di vittime con 37 casi, seguita dall’Emilia Romagna (22) e da Piemonte e Veneto (21). Vicinissime al podio sono anche Sicilia (20) e Toscana (19).

Più di dieci croci sul lavoro si contano anche in Puglia (12), in Campania e in Abruzzo (16).

Ultime in questa tragica graduatoria sono il Molise (2 vittime), la Valle D’Aosta (3), la Basilicata (4), l’Umbria (5) e il Friuli con la Calabria (6).
INFOTEL ha detto…
E ancora: sono otto le morti bianche registrate nelle Marche e in Trentino Alto Adige, nove in Liguria e dieci in Sardegna e nel Lazio.

Analizzando, invece, le morti bianche rispetto alla popolazione “occupata” l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering fa emergere un’altra mappatura del problema. In questo caso infatti a salire in cima alla classifica è la Valle D’Aosta che fa rilevare un indice di incidenza sugli occupati pari a 53,2 contro una media nazionale di 15,6; secondo l’Abruzzo con un indice di 32,4, terza la Basilicata (21), quarto il Molise (18,1) e quinto il Trentino (17,1).

Sotto la media nazionale come sempre i valori della maggior parte delle regioni che sono in cima alla graduatoria in termini assoluti. Ecco quindi che l’indice della Lombardia è pari a 8,6, a 11,2 quello dell’Emilia Romagna, a 11,3 quello del Piemonte, a 9,9 quello del Veneto.

Sul fronte dell’analisi dell’Osservatorio mestrino per macroaree italiane, il rapporto tra morti bianche e popolazione occupata più elevato viene registrato nelle Isole (14,6), seguito da quello del Nordest (11,3), dal Centro (11,1), dal Sud (10,5) e dal Nordovest (10,2).

Milano prosegue a tenere le fila delle province con 11 vittime del lavoro, seguita da Brescia e Torino (8), Bolzano e Bologna (7), L’Aquila, Savona, Chieti e Napoli (6) Rovigo, Messina, Cagliari e Roma (5).

Volgendo nuovamente lo sguardo alle incidenze è L’Aquila a far emergere il risultato peggiore con un indice pari a 53,9, seguita da Aosta (53,2), e da Gorizia (52,4). Quarta è Savona (51,3) e quinta è Rovigo (48,4).

L’agricoltura rimane il settore più colpito con il 38 per cento delle morti bianche registrate da Vega Engineering nei primi sei mesi dell’anno (dati disponibili nel sito www.vegaengineering.com), seguita dal settore delle costruzioni (23,1 per cento delle vittime). Sconfortante è poi il confronto tra le morti bianche in agricoltura registrate dagli esperti di Vega Engineering nei primi sei mesi del 2010 (91) con quelle di quest’anno (97). E lo stesso vale per il settore delle Costruzioni: erano 58 lo scorso anno a fine giugno e ora sono 59.
INFOTEL ha detto…
Mentre relativamente meno preoccupanti sono le percentuali delle vittime del lavoro registrate nel commercio all’ingrosso e al dettaglio e nelle attività artigianali (12,5 per cento), nei trasporti, magazzinaggi e comunicazioni (6,3 per cento), nei servizi (4,3 per cento), nella produzione distribuzione manutenzione di energia elettrica, acqua e gas (3,1 per cento); nello smaltimento rifiuti (2,4). E ancora l’1,2 per cento nell’industria alimentare.

La caduta dall’alto, poi, è la prima causa di morte (24,7 per cento del totale delle morti bianche). Ricordiamo che la caduta dall’alto tra gennaio e giugno 2010 aveva provocato la morte di 50 lavoratori e quest’anno le vittime sono 63. Un dato drammatico che testimonia quanto ancora vengano trascurate le misure preventive e di formazione dei lavoratori per i lavori in quota.

Seconda causa di morte è il ribaltamento di un veicolo o di un mezzo in movimento (22 per cento dei casi), terza è lo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti pesanti sulle vittime (20 per cento). Si muore poi per investimento di mezzo semovente (6,3 per cento) e per contatto con oggetti o mezzi in movimento (5,9 per cento) o per contatto con organi lavoratori in movimento (5,5 per cento).

La morte seguita ad un’esplosione riguarda il 2,4 per cento delle croci bianche, l’incendio 1,2, l’1,6 muore poi per contatto elettrico diretto.

Tra le 255 persone che hanno perso la vita al lavoro nei primi sei mesi dell’anno, le donne sono 6 mentre gli stranieri sono 32 (10 solo nel mese di giugno), ovvero il 12,6 per cento del totale. Rumeni ed albanesi sono maggiormente coinvolti nel dramma.

La fascia d’età più a rischio è sempre quella che va dai 40 ai 49 anni con 59 vittime (erano 49 a fine maggio) e rappresentano il 23,3 per cento delle morti bianche. Seguono quindi i cinquantenni (58 vittime) e i trentenni (44). Gli ultrasessantenni deceduti sul lavoro sono 67.

Nell’elaborazione dei giorni della settimana in cui si perde la vita è il martedì a ‘diventare il giorno più nero’ con il 18,4 per cento degli eventi mortali, seguito da lunedì e giovedì (18 per cento). Nel fine settimana: tra venerdì, sabato e domenica continua a consumarsi quasi il 30 per cento delle tragedie.
INFOTEL ha detto…
Il lavoratore rimasto ucciso sul lavoro questa mattina all'interno di Polimeri Europa a Porto Marghera di nazionalità rumena, M.S. aveva 44 anni e lascia la moglie e due figli piccoli. Lo riferisce la Cgil del Veneto.

Lavorava alle dipendenze della Belmont, un subappalto della Marcato, impiegata nei lavori di manutenzione all'interno di Polimeri. Dopo il tragico episodio si è fermato lo stabilimento per lo sciopero concomitante dei dipendenti diretti e di quelli degli appalti la cui protesta si è estesa a tutte le ditte di manutenzione operanti negli stabilimenti di Marghera.

Domani, si legge nella nota del sindacato, sarà una giornata di grande mobilitazione sulla sicurezza con lo sciopero di un'ora dei metalmeccanici di tutta la provincia e di due ore degli addetti (chimici e meccanici) del polo industriale.
INFOTEL ha detto…
Era su una scala e potava un albero del proprio podere in Via Napoli a Foggia quando una perdita di equilibrio gli è costata la vita. Giovanni Turbacci, 65 anni agricoltore, è morto lo scorso venerdì mentre svolgeva il proprio lavoro, l’ennesimo caso di morte bianca in Puglia. Nel 2010 in Italia sono state conteggiate 526 morti bianche di cui 43 pugliesi.

Era un agricoltore del luogo, coltivava il proprio podere, una delle tante campagne di Foggia, quando cadendo da una scala ha perso la vita, Giovanni Turbacci, agricoltore 65enne di Foggia è deceduto lo scorso venerdì mentre potava un albero.

Forse un movimento brusco, forse una folata, forse una momentanea perdita di equilibrio, nulla hanno potuto i soccorritori del 118 quando, al loro arrivo, hanno trovato disteso in terra Turbacci.

Ora le forze dell’ordine cercano di far luce sull’accaduto, per adesso è chiaro che l’uomo fosse su una scala intento a potare un albero, cadendo ha violentemente sbattuto la testa al suolo perdendo la vita.

Ancora un caso di morte bianca in Puglia, che si aggiunge alle 43 già conteggiate nel 2010, la Puglia è la quarta regione in Italia per numero di morti bianche, un bollettino inarrestabile presentato dagli esperti dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering.

Nelle 2010 in Italia si sono avuti 526 casi di morte bianca di cui 43 solo in Puglia, il triste primato resta ancora della Lombardia con 74 decessi, seguita dal Veneto, 55, e dalla Campania, 44.

Secondo un conteggio fatto per città, Foggia con le sue 14 vittime è quinta in classifica, se si rapportano poi le morti regionali alla popolazione lavorativa si ottiene un indice del 31,2% di incidenza, il più alto in Italia.

Pare che il giorno peggiore sia proprio il venerdì che conta 100 vittime, a cui ora si aggiunge Turbacci, ed è proprio l’agricoltura a detenere il primato dei decessi con il 36,4% delle vittime, seguita dal settore edilizio con un 28%, cadute dall’alto e ribaltamento di veicoli sono le principali cause.