Un progetto articolato


Il progetto, “Salute e sicurezza sul lavoro, una questione anche di genere”, di cui questo quaderno costituisce il primo passo, intende fornire indicazioni e strumenti muovendo dallo studio delle differenze correlate ed indotte dall’appartenenza al genere femminile o a quello maschile, sia in termini di prevenzione che di conseguenze per la salute, a partire dalle malattie professionali e dall’incidenza infortunistica in ambito lavorativo.
Non si tratta, quindi, di una attività di ricerca rivolta al solo universo femminile, ma di una complessa attività di indagine volta a mettere in evidenza le differenze tra uomini e donne nei contesti lavorativi, prendendo in considerazione tutti quei fattori sociali connessi all’ambiente di lavoro e di vita che possono diversamente incidere sulla sicurezza e sulla salute degli uni e delle altre.
Per la complessità e l’ampiezza della materia indagata, la scarsità degli studi scientifici e la novità dell’approccio, il progetto ha richiesto e richiede: interdisciplinarietà,sinergie tra professionalità diverse, verifica e validazione dei risultati ottenuti, strategie di comunicazione e costruzione di modelli formativi per lo sviluppo delle competenze necessarie.
In linea con il ruolo istituzionale dell’INAIL l’obiettivo finale non può che essere la definizione e la diffusione di linee guida per l’applicazione, con un approccio di genere,delle norme in materia di salute e sicurezza, a partire dalla valutazione dei rischi.
Le linee guida prevedono adeguata collocazione del Documento di Valutazione dei Rischi che verrà di volta in volta adeguato alle realtà lavorative prese in considerazione in fase di sperimentazione e validazione.
Lo sviluppo delle diverse fasi del progetto troverà ampio spazio nei prossimi numeri di questi quaderni tematici che, in seguito saranno supportati anche da una sezione del portale INAIL.
Il valore aggiunto del progetto è nella ricerca applicata al contesto sociale e locale di riferimento, nelle alleanze tra soggetti istituzionali, contesti produttivi e sindacali,organismi e istituzioni di parità, elementi questi che ne rafforzano e qualificano l’innegabile pregio originario di richiamare l’attenzione su una dimensione della prevenzione,quella legata all’obbligo di garantire un’appropriatezza di intervento che realizzi le condizioni per l’equità di genere, fortemente trascurato prima dell’avvento del D.Lgs. 81/2008.
Il progetto “Salute e sicurezza sul lavoro, una questione anche di genere” nasce in un terreno fertile, frutto dell’idea del Comitato Pari Opportunità dell’INAIL, della Direzione INAIL per la Toscana e della Regione Toscana, tutti convinti che la dimensione territoriale regionale sia estremamente funzionale ad interventi di prevenzione calibrati sulla realtà produttiva territoriale e come tali idonei a definire strumenti efficaci e non meri adempimenti.
L’impegno del Comitato Pari Opportunità dell’INAIL sul tema di una prevenzione attenta alla prospettiva di genere è stato un motivo costante fin dalla sua costituzione.
In tempi di scarsa attenzione al tema delle diversità, infatti, ha promosso l’adeguamento delle informazioni statistiche INAIL mediante l’introduzione della variabile"sesso" nella analisi dei dati disponibili e, successivamente, la realizzazione di una vera e propria Banca Dati al femminile.
La priorità del tema delle differenze nella sicurezza e nella prevenzione ha trovato attuazione nei programmi del Comitato Pari Opportunità a vari livelli fino a trovare espressioni articolate anche mediante un accordo di collaborazione strategica sottoscritto con la Consigliera Nazionale di Parità.
L’impegno in tal senso assunto dall’organismo di parità dell’INAIL trova ora la sua più completa espressione nel progetto promosso e condiviso con la Direzione Regionale Toscana INAIL e la Regione Toscana, due soggetti fortemente impegnati, in maniera sinergica, sul tema della sicurezza sul lavoro, portatori di importanti esperienze in un territorio, quello toscano, particolarmente adatto, per sensibilità e cultura,a fungere da destinatario sperimentale di linee guida, indicazioni e pratiche virtuose a sostegno di politiche di prevenzione che risultino realmente in grado di incidere su finalità e comportamenti di aziende e lavoratori.
Certo è che in assenza di un forte impegno e di una spinta motivazionale convinta non è possibile addentrarsi nel campo delle diversità di genere, ancora connotato da una certa “diffidenza”.
Devo e voglio rendere atto che invece questa scelta è frutto della convinzione profonda non solo del Comitato Pari Opportunità, che per interesse di funzione non poteva non essere un idoneo promotore, ma anche dell’INAIL, a livello regionale e centrale, e della Regione Toscana.
L’approccio al tema della salute e sicurezza sul lavoro in maniera non “neutra”, ma con una necessaria attenzione legata all’appartenenza di genere è sicuramente una recente e importante conquista.
Risale agli anni 90 l’acquisizione, anche scientifica, della convinzione che in ambito lavorativo uomini e donne non solo possono essere esposti a rischi diversi, il che è normale a seconda delle lavorazioni nelle quali si è impegnati, ma anche che uomini e donne possono rispondere in maniera diversa alla stessa esposizione a rischio e che diversità di ruoli sociali e di carichi conseguenti possono avere, più o meno indirettamente,una influenza sulla esposizione a rischi lavorativi.
Il principio base dal quale sono mosse le politiche europee e quelle nazionali è che la parità di trattamento non può prescindere dalla considerazione delle diversità:
uguali nelle differenze perché parità non significa iniqua applicazione a tutti e tutte delle stesse modalità di trattamento.
L’ingresso del concetto del “maistreaming”, e dunque del fatto che qualunque intervento può avere diverse ripercussioni su uomini e donne, e la riflessione sulle politiche di diversity management hanno sicuramente tracciato la strada per una apertura a tutto tondo della considerazione, prima, e della valorizzazione, dopo, delle diversità soprattutto nel mondo del lavoro.
La politica comunitaria, dagli anni 80 in poi, è stata proprio caratterizzata da interventi ripetuti sul piano delle pari opportunità e parallelamente si sono sviluppati i presupposti del “diritto diseguale”.
In questo contesto, nel quale la Comunità Europea prima e gli Stati membri poi,hanno preso atto delle discriminazioni ancora esistenti nel mondo del lavoro e ne hanno tentato la rimozione, il tema della sicurezza sul lavoro è rimasto buon ultimo.
La fine del secolo scorso e l’inizio del terzo millennio sicuramente sono stati caratterizzati dall’emergere sempre più deciso di richieste, a vari livelli, affinché il tema della salute e della sicurezza nei contesti lavorativi fosse affrontato non in termini neutri, ma adeguatamente declinato secondo necessità e effetti legati all’appartenere al genere maschile piuttosto che femminile, integrando, senza trascurarle, le evidenti attenzioni legate, per le donne, al periodo della gravidanza.
Particolarmente interessati ed attenti sono apparsi, anche nel richiedere interventi legislativi in materia, gli organismi di parità e le organizzazioni sindacali.
L’approvazione del Testo Unico sulla sicurezza, con il D.Lgs. 81/2008 ed il successivo correttivo, ha sicuramente comportato un cambio di rotta introducendo, nella valutazione dei rischi lavorativi, una necessaria attenzione al genere e facendo divenire la valutazione delle diversità un obbligo e non più, se si prescinde dalla normativa a tutela della maternità, una attenzione legata alla sensibilità di pochi.
Le disposizioni di cui al citato decreto legislativo convertono in necessitati comportamenti che in precedenza erano lasciati alla sensibilità e buona volontà del datore di lavoro.
E c’è di più: l’obbligatorietà normativa ha sicuramente indotto e rivitalizzato la ricerca scientifica e la discussione sul tema delle differenze di genere e sulla loro incidenza nel campo della salute nel suo complesso e nel lavoro come fattore derivato.
In questo contesto rivitalizzato assumono una dimensione nuova tutte quelle iniziative che non solo contribuiscono alla realizzazione della crescita culturale indispensabile per un approccio diverso e qualificato al tema della sicurezza, ma rivestono carattere strategico gli interventi, le indicazioni e gli strumenti realizzati, promossi,proposti e diffusi dai soggetti pubblici che rivestono ruoli precisi e riconosciuti.

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