L’interesse del medico


Ritornando ai suggerimenti pratici sulla “comunicazione” per il medico competente si può altresì affermare che: è opportuno che la visita si svolga in un ambiente curato e confortevole, con la giusta illuminazione e privo di elementi di disturbo. In questo modo il lavoratore avvertirà l’interesse del medico per i suoi problemi e avrà minore difficoltà e reticenza a confidarsi.
È evidente che il medico deve conquistarsi la fiducia del lavoratore e in questo concorre anche la capacità di individuare e rimuovere eventuali fattori inibenti che determinino per il lavoratore difficoltà di libera espressione e che ne rappresentino motivo di essere reticente.
Durante la fase di anamnesi, vale a dire nell’attuare l’indagine conoscitiva sui precedenti fisiologici e patologici, individuali e familiari, di un paziente, e che è finalizzata alla diagnosi, il medico deve predisporre la raccolta di tali dati lasciando libero il lavoratore di indicare eventuali malattie avute e conseguenti cure effettuate o interventi a cui è stato sottoposto in passato, e di descrivere i propri disturbi attuali, esprimendo anche i propri punti di vista sulla causa del malessere. Ciò può agevolare la corretta interpretazione dei disturbi e costituire una base di partenza per le successive indagini.
E’ evidente che in tale contesto descrittivo a cui il lavoratore partecipa attivamente illustrando il proprio “status” sanitario, sarà importante da parte del medico anche la cura della gestualità: semplici gesti di compartecipazione, come ad esempio sorridere e acconsentire con il capo, ascoltare e guardare l’interlocutore mostrando la dovuta attenzione senza nel contempo fare altro o dare l’impressione di distrarsi, serviranno a rassicurare il lavoratore, aiutandolo ad andare avanti nel racconto.
Quando egli avrà concluso, il medico potrà cominciare a fare le sue osservazioni, definendo i problemi principali per poi approfondire l’indagine dal punto di vista diagnostico e terapeutico.
Il passaggio alla successiva fase che riguarda la visita nel suo aspetto di contatto più diretto, vale a dire l’esame fisico, rappresenta un momento altresì “delicato”, in cui l’indagine si avvale di controlli fatti attraverso apposita strumentazione ed è quindi diretta a rilevare lo stato di salute “corrente” del lavoratore. In questo frangente il medico deve cercare di mantenere quel clima di confidenza e fiducia creato durante l’anamnesi, continuando, durante lo svolgimento dell’intero esame clinico, a comunicare con sensibilità e rispetto, in modo da tranquillizzare il paziente e renderlo più disponibile a “sottoporsi” alle varie analisi e misurazioni.
A conclusione della visita il medico competente esprimerà le proprie considerazioni nel referto, cioè nella relazione che illustra i risultati degli esami effettuati e in cui è riportato il quadro clinico emerso, esprimendo le proprie valutazioni sull’idoneità lavorativa e sulla presenza di eventuali limitazioni.
Nell’effettuare tali considerazioni, soprattutto al fine di comunicare col paziente, il medico dovrà saper scegliere la terminologia adatta al lavoratore in quanto la forma e la scelta delle parole da usare potrebbero avere effetti diversi, essendo influenzate dall’istruzione, dal contesto lavorativo e culturale e da altri fattori, tra i quali le aspettative e i desideri del dipendente, ma anche i retaggi culturali e sociali, magari connessi al territorio e al contesto ambientale.

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