Montaggio della linea vita

ancoraggi posti in quota sulle copertureMontaggio della linea vita, ossia di un insieme di ancoraggi posti in quota sulle coperture alla quale si agganciano gli operatori tramite imbracature e relativi cordini; può essere del tipo temporaneo o stabile. Nel primo caso viene utilizzata per il montaggio di edifici prefabbricati e successivamente smontata, nel secondo caso viene installata sulle coperture dei nuovi edifici in modo stabile, per la loro manutenzione. Inoltre, può essere fissata su diversi tipi di materiali, quali calcestruzzo, laterocemento, legno, e travi in ferro. Generalmente, la linea vita viene utilizzata da lattonieri, muratori, installatori impianti, tecnici antenna e da chiunque debba salire in copertura per lavorazioni o manutenzioni.
In particolare, le linee vita vengono installate per svolgere sulle coperture dei fabbricati (civili e non) i seguenti interventi:
- accesso al tetto per vari usi;
- ispezioni del tetto in tutte le sue parti;
- riparazioni ordinarie e straordinarie;
- installazione di impianti tecnologici (parabole, fotovoltaico, termico-solare);
- pulizia canne fumarie e pulizia gronde;
- rifacimento lastrici solari ed impermeabilizzazioni.
Nei lavori in quota, dove i lavoratori sono esposti a rischi particolarmente elevati per la loro salute e sicurezza, in particolare a rischi di caduta dall’alto, e quando il dislivello è maggiore di quello imposto dalla legislazione vigente (2 mt), devono essere adottate misure di protezione collettive (parapetti, ponteggi, impalcature, reti, ecc), in mancanza di queste e/o per eliminare rischi residui,  occorre utilizzare Dispositivi di Protezione Individuale combinati con ancoraggi singoli o linee vita rigide o flessibili.
Il progettista della linea vita deve prevedere il posizionamento dei dispositivi di ancoraggio, valutando la solidità del solaio ed eventuali zone a rischio di caduta su balconi, terrazzi, vicini all'impianto di ancoraggio.
Il progettista, oltre alla presentazione degli elaborati grafici che rappresentano la prima parte del progetto, è tenuto a verificare, mediante calcoli, la resistenza della struttura di supporto utilizzata per valutarne la capacità di sopportare i carichi indotti da un’eventuale caduta di un operatore. Qualora non siano note le “caratteristiche tecniche dell’elemento costituente la struttura portante, è necessario realizzare, a parte, delle prove di resistenza statica e dinamica su un campione di struttura con un campione di ancoraggio” (UNI EN 795).
La linea vita deve essere progettata affinché il soggetto non abbia una caduta libera superiore a 1,5 metri, considerando il fatto che, in relazione alla tipologia di assorbitori e all’allungamento fisico/metallico del sistema sollecitato, lo spazio di arresto sarà superiore.
Il montaggio della linea vita deve avvenire nel rispetto delle misure di prevenzione degli infortuni secondo quanto previsto dall’ Art. 115 del D.Lgs. 81/08 come integrato dal D.Lgs.106/09 e secondo quanto indicato dalla norma di riferimento UNI EN 795:2002, che specifica “i requisiti, i metodi di prova e le istruzioni per l’uso e la marcatura di dispositivi di ancoraggio progettati esclusivamente per l’uso con dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall’alto.
La legge non impone agli installatori di seguire corsi formativi, ma prevede che questi siano adeguatamente formati e in grado di dimostrare al committente le proprie competenze, ossia devono essere a conoscenza delle peculiarità che caratterizzano il sistema anticaduta, delle problematiche che potrebbe incontrare e delle soluzioni da adottare.
Il montatore della linea vita deve prestare la massima attenzione ai seguenti aspetti:
- attenersi strettamente alle prescrizioni del progetto fornito dal progettista;
- attenersi alle specifiche di montaggio riportate sul manuale tecnico del prodotto;
- verificare e controllare che le caratteristiche strutturali previste dal progetto siano reali;
- verificare la qualità del materiale utilizzato per il montaggio;
Gli installatori di Linee vita devono rilasciare, al termine dell'installazione del sistema anticaduta, la Dichiarazione di corretto montaggio, con la quale dichiarano di avere eseguito il lavoro a regola d'arte. Risulta necessario, quindi, dedicare tempo all’aggiornamento e alla formazione in modo tale da accrescere costantemente le proprie conoscenze relative all’argomento Linee Vita.
Installare parapetti provvisori per proteggere gli operatori durante la fase di montaggio del sistema linea vita.
Verificare la stabilità, la completezza e gli aspetti dimensionali del parapetto di protezione, con particolare attenzione alla consistenza strutturale e al corretto fissaggio, in grado di poter resistere alle sollecitazioni nell’insieme e in ogni sua parte, in relazione alle condizioni ambientali ed alla sua specifica funzione. Non modificare o eliminare un parapetto, ma segnalare al responsabile eventuali non rispondenze del parapetto alla normativa
Fornire idonei dispositivi di protezione individuale con relative informazioni all’uso
Usare i dispositivi di protezione individuale.
PUNTI DI ANCORAGGIO a norma UNI EN 795:2002
I punti d’ancoraggio, definiti un insieme di elementi comprendente il materiale base, l’ancorante e l’elemento da fissare,  sono dispositivi di protezione individuale permanenti, che assicurano le condizioni per la messa in sicurezza dell’operatore, al fine di prevenire infortuni in tutti i luoghi di lavoro in quota, sia all’interno che all’esterno degli edifici. La loro posa avviene solitamente per casi di strutture che richiedono un accesso sporadico alla copertura e l’utilizzo del sistema anticaduta avviene tramite il collegamento dei connettori (corde) del Dispositivo di Protezione Individuale indossato dall'operatore (imbracatura di sicurezza) ai punti di ancoraggio fissati alla struttura.
La norma UNI EN 795:2002 suddivide i punti di ancoraggio in classi a seconda della destinazione d’uso e delle caratteristiche:
• classe A1, comprende ancoraggi strutturali progettati per essere fissati a superfici verticali, orizzontali ed inclinate;
• classe A2, comprende ancoraggi strutturali progettati per essere fissati su tetti inclinati;
• classe B, comprende dispositivi di ancoraggio provvisori portatili;
• classe C, comprende dispositivi di ancoraggio che utilizzano linee di ancoraggio flessibili orizzontali;
• classe D, comprende dispositivi di ancoraggio che utilizzano rotaie di ancoraggio rigide orizzontali;
• classe E, comprende ancoraggi a corpo morto da utilizzare su superfici orizzontali.
ANCORAGGIO A CORPO MORTO - Classe E
Dispositivi di ancoraggio costituiti da masse metalliche modulari o di calcestruzzo (dischi o plinti) o da contenitori colmi di acqua, con la funzione di contrappeso in caso di caduta dell’operatore. Sono dotati di uno o più punti di ancoraggio in base ala numero di operatori che può essere collegato contemporaneamente in rapporto al peso del cosiddetto corpo morto. La classe E comprende ancoraggi a corpo morto da utilizzare solo su superfici orizzontali, considerando che una superficie si intende orizzontale se devia dall’orizzonte per non più di 5°.
Questo tipo di ancoraggio viene utilizzato su tratti di copertura piana limitati per interventi di piccola manutenzione o ispezione, mediante un dispositivo di arresto caduta fisso o retrattile, correttamente innestato al punto di ancoraggio.
LINEA DI ANCORAGGIO VERTICALE OD OBLIQUA
Linee di ancoraggio verticali od oblique, del tipo flessibile o rigido. La linea verticale od obliqua flessibile è costituita da una fune tesa, quella verticale od obliqua rigida è costituita da una guida metallica.
Questo tipo di ancoraggio, al quale può essere agganciato un solo operatore alla volta, risulta idoneo per spostamenti o lavori su piani verticali o molto inclinati, quali coperture a falde o di tipo voltato, tralicci e scale. In particolare, la linea di ancoraggio verticale rigida è idonea per installazioni definitive e un uso frequente, mentre la linea di ancoraggio verticale flessibile è idonea per installazioni provvisorie e un uso non frequente.
PUNTI DI ANCORAGGIO FISSI - Classe A
Dispositivi di ancoraggio fissi, che secondo la norma UNI EN 795:2002, possono essere progettati in due classi:
o classe A1, ancoraggi strutturali progettati per essere installati su superfici verticali, orizzontali ed inclinate;
o classe A2 , ancoraggi strutturali progettati per essere installati su coperture inclinate.
Questa tipologia di ancoraggio è utilizzata su coperture di medio-piccole dimensioni, su cui sono previsti interventi di manutenzione di modesta entità e di breve durata.
PUNTI DI ANCORAGGIO PROVVISORI - Classe B
I dispositivi provvisori portatili di classe B sono costituiti da sistemi che sfruttano l’appoggio a contrasto con strutture portanti. Le tipologie più diffuse sono le seguenti:
o trave trasversale, composta da un elemento da porre a contrasto con la struttura che circoscrive l’apertura all’interno della quale è necessario calarsi;
o perni con ritenuta, da inserire in asole di strutture portanti, quali i profilati in acciaio;
o treppiede, utilizzato al di sopra di aperture nei solai o come dispositivo di ancoraggio per il recupero di un infortunato e per questo dotato di verricello.
Questa tipo di ancoraggio provvisorio viene utilizzato in casi particolari, dove non esistono soluzioni alternative o per interventi occasionali quali: operazioni di recupero, lavori entro aperture nei solai, tetti, lucernari.
ROTAIE DI ANCORAGGIO RIGIDE ORIZZONTALI - Classe D
I dispositivi di ancoraggio conformi alle norme UNI EN 795:2006 - classe D sono costituiti da rotaie o canaline rigide, dotate di un punto di ancoraggio mobile che scorre liberamente lungo la stessa canalina o rotaia, fissate a due o più punti della struttura, in modo permanente. La linea di ancoraggio si definisce orizzontale quando devia dall’orizzonte per non più di 15°. Questo tipo di ancoraggio può essere utilizzato contemporaneamente da due o più operatori, su tutti i tipi di coperture, anche a geometrie complesse e molto estese, per interventi di manutenzione frequenti.
Nei lavori in quota, dove i lavoratori sono esposti a rischi particolarmente elevati per la loro salute e sicurezza, in particolare a rischi di caduta dall’alto, e quando il dislivello è maggiore di quello imposto dalla legislazione vigente (2 mt), devono essere adottate misure di protezione collettive (parapetti, ponteggi, impalcature, reti, ecc), in mancanza di queste e/o per eliminare rischi residui,  occorre utilizzare Dispositivi di Protezione Individuale combinati con ancoraggi singoli o linee vita rigide o flessibili.

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